giovedì 20 aprile 2017

L'altezza dei prati

Bisognerebbe
essere almeno all'altezza
dei prati
che da lontano
pungolano il cielo
con colori pastello 
con fili sottili
con banali combinazioni di petali
e poi si lasciano calpestare
mai troppo alteri
e muti si offrono  
a portentose piogge
a siccità cattive
che si gelano in nevi grigie
che si sciolgono in acquitrini.
E che, dopo esser fioriti,
dopo tanta fatica 
a lasciare gl'inverni
a romper gl'indugi,
dopo tanto coraggio
a emergere ancora
con un moto ondoso appena
di vento e di diniego
si lascian tagliare 
per esigenze d'ordine e costume.
E saran testardi
giocheranno ai fantasmi
ancora rifioriranno 
nel vuoto del fiore assente
l'aspetto del primo fiore 
che fu presente.

Bisognerebbe
avere almeno quello spirito
caotico e ingenuo
che ha un prato:
tenersi i dispiaceri
coltivarsi i fiori alla rinfusa 
intristirsi col candore
di una neve -anche se sporca-
essere accoglienti
ma non farsi portar via
nascondere almeno un quadrifoglio
non esser mai pregiati
e ricordare che fiore aveva
il posto delle cicatrici.


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