Di molte cose
che ieri e oggi
in me sono inciampate
sarà la maggior parte senza importanza:
la gradazione del giallo della tovaglia
il fiore rimasto fiore -senza nome-
il numero delle briciole di pane
-non hanno pesato troppo, infine-
i sette capelli rimasti sul cuscino
-non ho voluto incitarli al risveglio,
non servivano, in fondo-.
E neanche la pioggia sottile
-troppo poco convinta-
i quattro prego di resto
che ho ricevuto in bell'ordine
da giornalaio, panettiere
barista e vicino di casa
- di cui ignoro il nome,
poiché solo chi non si rivede
sempre si nomina-
Non peserà neanche molto
il rovo a cui s'é impigliata
la tasca della mia giacca
- l'inverno, dopotutto,
sta finendo -
gl'improperi lasciati
a un autista distratto
che non ha guardato a sinistra
-almeno la destra è stata accontentata-
nemmeno la cattiveria
a pensarci bene
sarà troppo importante
-non vince forse nel pensiero
la sua negazione?
Non è già il condizionale passato
un altro presente possibile?-.
E non ci sarebbe da stupirsi
se già domani fossero dimenticati
anche quei sette pianeti gemelli
-davvero abbiamo cercato tanto
per ritrovarci uguali
ad anni luce di distanza?-
Ma dire ti amo
piegare un'ortensia
soffiare un bucaneve
piegare un'ortensia
soffiare un bucaneve
rompere una ragnatela
son tutte cose che no,
neanche oggi,
son tutte cose che no,
neanche oggi,
quando tireremo le somme,
resteranno impunite.