venerdì 18 dicembre 2015

Un draghetto verde fa festa se si frange una bottiglia di plastica. Te lo giuro.

Oggi il mondo è di plastica.
Le onde sono migliaia di bottiglie, incastrate coi loro ventri tondeggianti e stridenti una sull'altra.
Fanno un mare in moto eppure fermo.
Le aspettano a riva massi di plastica, sabbia di plastica, barche di plastica.
Tutti finti attendono le finte onde, che mai si frangeranno.
Coi nasi all'insù stanno gli uomini di plastica, in attesa del tramonto che non ci sarà: quel sole è senza vita, appeso come un lampadario ornamentale, una scultura moderna sul mondo che non gira.
Una volta, narra una voce sulla plastica, faticando a insinuarsi nell'aria imprigionata da un cellophane spesso, questo mondo era vero ed era vera l'attesa: qualcuno prima o poi arrivava, dal mare oppure dalle barche. Qualche volta persino dal cielo.
E tramontava il sole all'orizzonte, faceva un gran frastuono rosso, a volte pieno di fuochi d'artificio.
Si commuove se pensa alla pioggia e alle sue gocce confuse. Se pensa al cielo confuso quando pioveva. Alle nubi che si univano a far cani e orsi e gatti e volti che si baciano. 
Poi -dice- c'era una giostra che girava, si muoveva anche se era di plastica, perché spinta da mani vere. Una giostra a forma di draghetto verde, su cui mai nessuno saliva, accanto a un chioscho col tetto verde -pure quello- a cui mai nessuno si fermava.
Il draghetto partiva da solo, con musiche e strenne, ogni quarto d'ora.
Lo so, dice la voce sulla plastica, perché io mi ci sedevo sempre ad aspettare che arrivasse qualcuno, dal mare o dalle barche e qualche volta pure dal cielo. 
E che andasse via il sole e stendesse un'ombra pudica sopra la terra. 
A quel punto Dio diceva:
"Può baciare l'attesa" e io la baciavo, la baciavo a più non posso, mentre il draghetto cominciava a festeggiare muovendo il capo ritmicamente a destra e a manca.
È bello aspettare e vedere arrivare: tutto il mondo è un presepe, ogni giorno è Natale.
Poi s'è arricciata l'attesa in plastica e il mondo è soffocato.
Il mio mondo è soffocato, dice la voce battendo le parole sul cellophane.
Eppure sto qui e aspetto che si franga una bottiglia, che dal suo ventre tondeggiante e stridente sgorghi mezzo litro d'acqua e per magia, come un defibrillatore a un cuore troppo fermo, quel mezzo litro d'acqua rimetta in moto tutto il sistema: ridia le onde al mare, la sabbia alla spiaggia, il tramonto al cielo e qualcuno all'attesa.
Allora un draghetto verde comincerà a suonare la sua melodia metallica, la sua stereotipata allegria di luci intermittenti.
Non sa dire altrimenti: "oh, sei tornato finalmente! Non sai quanto ti ho aspettato!"


2 commenti:

  1. Poesia colma di inconsci e rivelati significati arcani. Come un sogno si srotola piano, svelandosi a...pochi. G

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  2. Ti ringrazio molto, Giuseppe. Un caro saluto

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