mercoledì 2 dicembre 2015

Il mio cane ed io


Il cane mio ed io
ce ne andiamo 
per una strada d'ombre:
due fiati bianchi
come spiriti appaiati 
nel freddo invernale,
passo a passo
facendo risuonare 
un prosaico pezzo d'asfalto
d'un ritmo ancestrale.
Democraticamente
ci dividiamo le soste:
a lui un cespuglio
decorato di cartacce 
a me un'edicola
con l'insegna spenta eppure aperta 
per i soli che -loro stessi spenti-
per identità ruotano la maniglia.
A lui il cane a macchie delle 19,15, 
a me la signora delle 19,19
che mai ha avuto un nome
però lei sorride e dice,
sempre con la stessa intonazione,
"Saluti la mamma"
e ogni volta garantisco,
-mentendo- "certamente".
A lui la terra
pregna di odori
su cui imprimere i suoi, 
a me il cielo
con la sua grande luna appesa
che già da qualche cuore
non parla più d'amore
Andiamo, il mio cane ed io,
per questa strada lunga e anonima
sui due lati circondati
da un'aiuola spartitraffico
dove non crescono più le rose
però molto ci piace
così densa di appassito squallore
perché già sappiamo 
che nessuno di superfluo
né di necessario
comparirà all'orizzonte.
Eppure non sarà inserita,
questa sera,
né le prossime identiche 
-cambierà solo il gelsomino
che sfiorito un bel giorno fiorirà 
come fosse ordinario
morire e poi rinascere
a regolari cadenze
di soli e astri-
tra le sere senza importanza.
Circola quest'intimità eterna
 tra il mio cane e me
coi fiati all'erta e al passo
cavalchiamo senza dircelo
la malinconia d'un quotidiano addio.
In piedi e zampe 
ci misuriamo la stanchezza
e a un certo punto
senza fiatare
decidiamo che é ora di rincasare.
Giriamo le spalle 
senza voltarci indietro
perfetti Orfeo
nell'Ade urbano
di piogge e pedoni
di semafori gallerie e lampioni,
con un gesto impercettibile
c'incolonniamo in un vicolo stretto
fumando il silenzio
addosso al tanto chiasso
di serrande urla motori bagliori
che fa il giorno quando muore.
Poi ci guardiamo un istante
per constatarci con discrezione
d'un millimetro invecchiati
ma non protestiamo
sapendoci altre mille volte
e in altri mille passati e futuri
esistenti. Ché noi serviamo alla strada
agli orologi e ai ritmi densi
della foglie cadenti.
Perfettamente simmetrici 
equi giusti
chiudiamo il portone
fieri d'aver concluso 
anche oggi
la nostra missione:
l'ho protetto -dico-
dai pericoli del traffico
mi protegge -penso-
dall'orrore di pronunciare
parole per dire che amo.

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