presto saranno dimenticati
i nostri volti
in quel caffè all'angolo
dove ordinavano sempre
due macchiati con poca schiuma
e impareranno i camerieri a separare
ciò che prima era unito:
le sedie, i tavoli, i bicchieri.
L'uno sarà il cliente delle otto
l'altra quello delle otto e trenta.
Sarà a causa di questi piccoli scivolamenti
sulle lancette, sulle porte
sulle ceramiche delle tazzine
che leggerà il mondo
il segno inequivocabile
che va dal "noi" all'"io".
E si curveranno un po' più acute le strade
per non farci incontrare
Inizierà a piovere un istante dopo
esserci chiusi dietro i reciproci portoni
onde evitare di essere in due
sotto un'acqua torrenziale
con un solo ombrello.
Ci spingeranno
ammiccandosi tra loro i librai
con un cenno d'intesa.
verso diversi scaffali
decantandoci ognuno
quel nuovissimo autore
che per niente al mondo
dovremmo perderci
come prossima lettura serale.
E -puoi scommetterci-
sarà fermato l'uno o l'altra
da un turista inglese
tutto speranzoso di sapere
con la sua cartina sottosopra
la più celere strada per l'acquario
proprio quando sincronicamente
ci saremmo scontrati
-tutti trafelati- alle 16,17
all'incrocio di due vie.
E poi, poi cresceranno anarchici
i cespugli di ginestre
offuscando la visuale
tra le due corsie opposte
d'una stretta provinciale
non sia mai che s'incrocino
in una sera come tante
le targhe antiche
delle nostre auto molto usate.
Di questi e altri sortilegi
si serve a volte il mondo
ché non ama imparare di nuovo
ciò che a fatica ha disimparato:
unire le tazze, i tavoli, le strade,
associare ai passanti i volti,
regolare i fenomeni atmosferici,
attivare le coincidenze.
Ha il suo piccolo equilibrio
il mondo col suo caso
e sanno i baristi
che l'uomo solo non pensa più
alla schiuma sul caffè della mattina.
E poi è vecchio, il mondo
e come i vecchi è avaro, pigro
e non ama inoltre
che gli si faccia notare
con unioni, partenze
e reciproci imbarazzi
che trascorsa è ancora
un'altra stagione.
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