domenica 16 novembre 2014

Così ce ne stiamo, con le non-mani nelle mani

E adesso servirebbe una notte, tirarla giù come un sipario, però blu. 
Tirarla giù dal soffitto, specie se fuori c'è il sole, specie se fuori ci sono le cose che pensano noi e noi non siamo grandi abbastanza per allungare la mano e riprenderci un po' di quelle cose che ci pensano. 
E così stanno sopra i comignoli e le strade e diventano una fumosa bugiarda verità. 


Perciò ci vorrebbe una notte qualsiasi, di quelle che si adagiano sulle fumose bugiarde verità, riscoprono la bellezza del buio sui tetti, anche senza luna, anche senza stelle.
 Anche con un cielo banale chiuso fra palazzi grigi, però una notte che sia una notte, silenziosa, lunga, musicale. 
Con quelle musiche accennate appena, tanto allegre, tanto note da sospirare un'eternità malinconica, ma sì, un suono di tip-tap, una sagoma con un cilindro in testa, un fiore all'occhiello, un quadretto chiuso di tutte le notti che siano notti, locali illuminati e grandi lampadari a gocce, aragoste, caviale, champagne. 
E un suono di tip-tap, sì, misto a qualche gioco di prestigio, le dame coi lunghi abiti, i mignoli allacciati sotto i tavoli, le occhiate d'intesa, le piccole e le grandi malizie.
 I lampioni, ecco, i lampioni e le rose illuminate sotto i lampioni, le rose rosse regalate sotto i lampioni, che gli spettatori possano vedere, gli spettatori che sono gatti sui tetti, con le code allacciate come negli Aristogatti. 
I finali lieti e i taxi che riportano a casa, le borsette con le pailette, risate di donne all'angolo della strada. Una grande fontana luminosa. Un tavolo da gioco, rumore di carte, disperazioni da poker. 
E poi, e poi calici alzati, sbandamenti alcolici, una notte che non si ricorderà, persone sconosciute che si toccano e non servirà niente al domani essersi toccati. 
Corpi, tanti corpi, tutti in scena. 
Un mondo prima della disperazione della musica rock. Al massimo un notturno, un adagio, un chiaro di luna. 
Note sugli spartiti e corpi in vetrina.
E se vuoi, se vuoi ancor prima: cavalli e carrozze, vialetti lastricati, tu che diventa "voi", poeti alla finestra.
Tutte le notti del mondo, tempi appaiati. Malati d'amore e veleni e Romei che non dovrebbero essere Romei. 
Streghe bruciate sui roghi, matti portati dall'esorcista. 
O un lungo salone con le tende di velluto amaranto.
Notte.

E noi. Noi per favore, fuori. Sui tetti. Coi gatti con le code intrecciate. 
A intrecciarci i non-pensieri, la non-musica, i non-corpi. Noi che penzoliamo giù il sipario blu, che forse siamo solo le nostre ombre, non-me e non-te e a sporgersi meglio ci vedremmo, con la lunga veste io, sagoma con cilindro tu. 
Ma no, non ci guardiamo, non-me e non-te, così ce ne stiamo, con le non-mani nelle mani. 
E senza brindisi diamo alla luce la nostra non-notte.
Piccola felicità non-alcolica trovarsi qui a stendere un sipario blu sul mondo, con te. 
Verresti?



                         M.Chagall

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