lunedì 10 maggio 2010

WONDERFUL LIFE



La nebbia, di questi tempi, si posa sempre sull'oceano. Di notte non la si riconosce dall'oscurità, mentre di giorno nasce, a tutti gli effetti, con quel suo spessore che il corpo trafigge ma che non trafiggono gli occhi...

Quest'oceano è triste come è triste il vento: entrambi li senti sulla pella ma non li vedi.

Non vedi neanche me... te ne stai seduto là, sullo scoglio, stordito da questo frinire di gabbiani – sono tornati- e con le mani ti sorreggi la testa, mentre la porti all'indietro.

Vieni qua tutte le mattine. Io so leggerti nel pensiero e so che vieni a cercare me.

Sbadigli. Ti sei svegliato presto. Ma sai che da qui non vedrai alba. La coltre di nebbia è il tuo cielo... alzi la mano per prenderla... tutti gli esseri umani fanno così: cercano sempre di prendere il cielo... tu apri il palmo a metà e resti così, con la testa all'insù, le labbra schiuse, con meraviglia e quel cielo antracite tra le dita... non soffiarlo, non soffiarlo via... l'hai fatto di nuovo...

Scommetto che non sai dove finisce questa spiaggia: la sua sabbia è ocre e fine e scolpisce la montagna bianchissima per trenta miglia... ti alzi... ti chiedi dove arrivi questa sabbia. Con una mano sopra la fronte cerchi oltre la nebbia e oltre questa luce, che la trama di foschia sparpaglia alla rinfusa... questa è una spiaggia di relitti... sì, guarda, ha raccolto scheletri e conchiglie vuote... questo profumo, me lo ricordo anch'io, ti inebria: è la fragranza delle alghe, che si sono raccolte concentriche... respiri il loro odore acre e dietro altra nebbia si aggiunge alla nebbia... sono i miasmi dei pini marittimi e del muschio, ch'elevano il loro respiro e lo soffiano sull'oceano... il vento porta il bosco sopra la sabbia e la scuote... scuote l'oceano... ti lasci investire, anche se sai che queste non sono onde, ma vite passate, che ti vengono incontro, sono tempo che tentenna e così va, avanti e indietro...

Qui, tra la nebbia, ci sono io.

Tergiversi... vorresti ricordarti... ti mando un bacio...

Ricevuto...? ti stai mordendo le labbra...

Rido... mi senti?

Dai un calcio alla sabbia. Prendi un bastone contorto e lo getti nell'oceano. Ritornerà. Lo sai, quello che dai all'oceano ritorna sempre, prima o poi.

Non la finisci mai di venire qui, la mattina.

Scrivi il tuo nome sulla sabbia.

Anche questo fanno gli esseri umani: testimoniano la loro presenza... sanno che la sabbia è mobile: li imprigiona senza lasciar niente... semplicemente, si aggroviglia e se ne va.

Io ho i capelli biondi e lunghi. Anche tu te li ricordi così, scossi dal vento. E le mani affilate e bianche. Me le scaldavo col respiro. Fa sempre freddo, qui, alla mattina. Io lo so, perchè la mia casa è pochi metri da qui: ha le pareti bianche e il tetto rosso. Se non fosse per la nebbia potresti vederla... ma forse se cammini ancora un po'... laggiù vedi quella luce a intermittenza: è la lighthouse, che fa ancora il suo dovere. Quand'ero piccola, di notte, non avevo mai paura del buio, perchè aspettavo che entrasse, ritmicamente, nella mia finestra... e arrivava, puntuale... andava a colpire la parete di fronte al mio letto... per questo non volevo mai che venissero chiuse le persiane: quando mi svegliavo, subito sapevo di esserci ancora, proprio dove mi ero lasciata... anche adesso ho la certezza che si resta sempre dove ci si è lasciati e infatti il faro della lanterna ti illumina... ti illumina nella nebbia... tu sei l'unico che sa dove sono... e non ci conosciamo neanche...

Io sono nel tuo pensiero e con quella musica cadenzata e chiara che risuonava dietro di me... é la mia canzone preferita... ora vedo che le tue labbra ne ricalcano le parole, senza volerle disperdere nell'aria... porto un vestito chiaro e lungo fino alle caviglie... non sei abituato a vedere ragazze assorte davanti all'oceano... come un luogo eterno scosso dal vento, così la mia immagine dentro di te... non meno vicina di un sogno, non più lontana di una realtà che ti è sfilata davanti... qualcosa che hai visto perchè ti apparteneva intimamente...

... per questo sono andata via...

Serri le labbra... non ti piace piangere... non con questo vento... lo so, brucia la pelle... mi è capitato tante di quelle volte... ora è tutto così bello: vedo la gente correre nella nebbia e sulla sabbia... pensano che non li veda nessuno... e ridono... corrono concentricamente e ridono: sentono lo spessore del vento dall'oceano e rotolano sulle dune... sapessi come ridono... capitava anche a me... ma non sapevo che ci fosse qualcun altro che rideva con la mia stessa angoscia... e invece ci sei tu... corri e ridi... ti fermi...

Mi dimenticherai, lo so... domani parti... è per questo che lanci un bastone dopo l'altro nell'oceano... lanci un bastone per ogni giorno in cui non ci sarai...

Io ho i capelli biondi, scossi dal vento. Ho le mani affilate e bianchissime. Ci soffio sopra per difendermi dal freddo. Porto un vestito chiaro e lungo, fino alle caviglie. Laggiù, al confine tra il bosco e la spiaggia ho lasciato un registratore che spande attorno le note della mia canzone preferita: it's a wonderful, wonderful life.... Tu sei l'unico che sa dove sono. E infatti la luce della lanterna t'illumina, tra strati di nebbia.

Del mio viso non hai saputo niente.

Avevo pensato che un giorno come quello, in cui la nebbia non aveva reso dissimile l'oceano dal cielo, fosse il giorno giusto per morire. Tu eri lì, sullo scoglio.

Non sapevo immaginarmi nulla di più perfetto dell'oceano, che tentenna il tempo avanti e indietro e restituisce sempre ciò che gli si affida. Prima o poi. Perciò vedendogli simile il cielo ho sperato che non si comportasse diversamente.

Gli ho dato la mia vita e lui me l'ha subito restituita, attraverso i tuoi occhi che, cercandomi, mi ricreano, all'infinito.

La nebbia si posa sempre sull'oceano, di questi tempi. Ma noi si rimane sempre dove ci siamo lasciati.

It's a wonderful, wonderful life...

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